Nell’articolo che parla della
storia del Monte Bondone e in particolare della sua storia come ski area di Trento, vi abbiamo raccontato di una montagna che fino agli anni ’70 era quasi un’unica grande pista da sci. Non c’erano i boschi che ci sono ora, i prati e i pascoli erano ovunque e l’inverno tutta la montagna diventava un unico grande parco divertimenti per sciatori, con molti più impianti di risalita di quanti ne vediamo oggi.
Oggi non è più così. Il bosco ha preso il suo spazio e le aree in cui è possibile sciare si sono integrate all’avanzare della natura, tra compromessi e convivenza. Oggi le piste da sci, in tutte le ski aree, sono luoghi individuati a livello urbanistico (comunale e provinciale nel nostro caso) che hanno particolari caratteristiche tecniche e di progettazione, con una larghezza e una pendenza predefinite, sia per la scelta del luogo da adibire a pista da sci, sia per definirne il grado di difficoltà. I 70 ettari di superficie sciabile del Monte Bondone, ormai storici, sono stati scelti per garantire la creazione di piste sicure e ben gestite.
Per garantire sicurezza e qualità delle piste il lavoro non si ferma praticamente mai. Già in estate iniziano i sopralluoghi e gli interventi di riqualificazione della superficie al fine di ottimizzare le caratteristiche principali della pista. Ciò significa prendersi cura del manto erboso, garantire un’adeguata larghezza e pendenza e un’omogeneità fondamentale per la sicurezza e la sostenibilità della skiarea. Cosa intendiamo dire?
È molto semplice. La montagna quasi mai presenta terreni omogenei. Naturalmente sono presenti dossi e avvallamenti. Nei decenni passati in inverno nevicava moltissimo e queste asperità del terreno tendevano ad annullarsi in modo naturale, creando un terreno perfetto per sciare in sicurezza. Oggi le precipitazioni nevose sono molto diminuite ed è necessario, in tutte le ski aree alpine, ricorrere all’innevamento programmato. Dossi e avvallamenti richiederebbero però quantità molto diverse di neve al fine di creare un piano sciabile omogeneo, in alcuni punti sarebbero sufficienti poche decine di cm di neve, in altri punti anche più di 1 metro. Questo comporterebbe un enorme dispendio di acqua ed energia.
Ciò che facciamo nel periodo estivo è spostare le zolle d’erba, riqualificare il terreno per creare un piano omogeneo, rimettere sul terreno le zolle erbose e riseminare ancora erba, identificata dal corpo forestale come adatta per la zona del Monte Bondone, per ripristinare il terreno in modo adeguato.
La neve programmata, come abbiamo visto, è fondamentale per assicurare un’area sciabile durante l’inverno ed è possibile svolgere questa attività in modo il più possibile sostenibile.
In autunno, nella fase di approntamento, prepariamo e colleghiamo i sistemi di innevamento, che sono molto simili a quelli degli acquedotti. L’acqua del torrente Vela viene pompata in quota e distribuita ai pozzetti sistemati ogni 50 metri lungo le piste da sci. Da qui verrà poi sparata con una forte pressione dalle lance o dalle ventole che potete vedere sistemate ai lati delle piste. Il funzionamento di lance e ventole è molto simile: l’acqua viene spruzzata in microscopiche goccioline nell’aria verso il manto erboso. In particolari condizioni di basse temperature e bassa umidità, l’acqua nel tragitto dal cannone al terreno cristallizza e diventa neve. Si tratta fisicamente dello stesso processo di formazione della neve durante le perturbazioni invernali; l’unica differenza è che la formazione in tempi molto più brevi crea cristalli di neve di forma sferica e più stabili, perfetti per una corretta gestione delle piste.
Una volta accertato che tutto il sistema funzioni si procede con la messa in servizio. Appena temperatura e umidità lo permettono si attiva l’innevamento programmato, solitamente nel mese di novembre. L’innevatore, attraverso il software di gestione, monitora il funzionamento dell’impianto, la quantità di acqua utilizzata e i metri cubi di neve prodotta.
La neve sparata da lance e ventole si deposita in enormi cumuli in punti precisi della pista. Ovviamente così non è possibile sciare. È qui che entrano in scena i nostri gattisti! I mezzi battispista, o gatti delle nevi, dovranno spalmare la neve su tutta la superficie della pista, la comprimeranno e la freseranno: attraverso questa lavorazione si attiva un processo di sinterizzazione che salda tra loro i cristalli di neve e compatta il manto. La neve in questo modo durerà più a lungo e assicurerà una superficie perfetta per sciare. La sinterizzazione avviene anche naturalmente quando ci sono intense nevicate e gli strati superiori compattano gli strati inferiori.
Quando il manto nevoso raggiunge uno spessore adeguato si passa alla fresatura finale. La tecnologia satellitare che ci permette di stabilire con estrema precisione lo spessore del manto nevoso ci permette di usare meno acqua ed energia e facilitare le operazioni di messa in sicurezza e mantenimento. La pista è quasi pronta…